«Non è democrazia se non te la puoi permettere» — La prospettiva Luttazzi

Gabriele Anello
30 min readMar 3, 2018

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© Krassner Entertainment.

Avrei due disclaimer da condividere prima di iniziare qualunque considerazione.

Primo: ammetto che quest’articolo sarebbe dovuto essere qualcos’altro. All’inizio era partito come una sorta di riassunto delle puntate precedenti di questi cinque anni, perché le elezioni politiche del 2013 avrebbero dovuto rappresentare l’entrata vera e propria nella “Terza Repubblica”. Tra la comparsa del Movimento 5 Stelle, la distruzione del bipolarismo, sei candidati premier tra le principali opzioni (Giannino e Ingroia ve li siete dimenticati?) e la condanna di Berlusconi qualche mese più tardi, l’Italia sarebbe dovuta passare a una fase successiva. Positiva o negativa, migliore o peggiore, comunque successiva.

Invece, dopo cinque anni, l’Italia non è stata in grado di darsi un indirizzo. Nel 2018, le elezioni sembrano proporre un’aria stantia, in cui non sembra esserci la minima istanza di progressismo e la miglior sintesi del quadro della situazione sembra esser stata fornita non solo fuori dall’Italia, ma persino dall’Europa. In America, sulla HBO.

«Ogni disastro è una catena di eventi».

Disclaimer 2: sono un appassionato sostenitore del lavoro di Daniele Luttazzi. E niente, possiamo cominciare.

Le elezioni politiche del 2018 propongono un quadro che definire aberrante è probabilmente un complimento. Negli ultimi giorni è stato condiviso e letto un articolo di Francesco Costa, vice-direttore de “Il Post” e autore di un brillante podcast sulla politica americana, dal titolo “Guardiamoci negli occhi”. Lo invito a leggere, qualora non l’aveste fatto: potrete non esser d’accordo o avere idee differenti, ma è scritto bene dal punto di vista dell’argomentazione e sostiene un punto importante. Il PD è l’unica vera opzione per una classe dirigente preparata, che vi piaccia o meno, ed è l’unica opzione per salvarci dal disastro di impreparazione e approssimazione che rappresentano il Movimento 5 Stelle da una parte e la coalizione di centro-destra dall’altra.

Personalmente non sono d’accordo del tutto (è vero che il PD ha l’unica vera classe dirigente di questo paese, ma è anche vero che si è snaturato, diventando più rozzo per inseguire i suoi stessi avversari, invece che distaccarsene e distinguendosi da essi), ma non è questo il punto. Il punto è che votare questa classe dirigente del Partito Democratico e soprattutto pensarla come la miglior alternativa nel quadro politico è già di per sé una sconfitta. Per altro, parliamo della stessa classe dirigente che ha trovato (ancora) un posto a Pier Ferdinando Casini, eletto nel 2013 grazie a un seggio in Campania (!) e che — ricordiamolo — è colui che ha espresso solidarietà a Dell’Utri prima della sentenza in primo grado riguardo il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Il pragmatismo è ciò che conta quando si parla di politica, ma bisogna anche fermarsi un attimo e pensare a tutto ciò che ha rappresentato il PD in questi anni: una forza che avrebbe dovuto sostenere e continuare la tradizione della sinistra in Italia e che, invece, sembra sempre più assomigliare all’erede del Partito Liberale Italiano, morto — almeno formalmente— nel 1994, ma reincarnato da una sorta di Democrazia Cristiana in salsa Margherita.

Nel 2013, il PD si è presentato alle elezioni dopo 18 mesi di coalizione a sostenere il governo Monti per il bene dell’Italia, insieme ad Alfano e Casini. Potremmo discutere per ore di questa mossa, fatto sta che quel sostegno ha bruciato molto del vantaggio dell’allora coalizione di centro-sinistra, ancora una volta incapace di chiudere chiaramente in testa una corsa nella quale partiva in vantaggio (v. Prodi 2006).

Intanto, il Movimento 5 Stelle incassava il 25,56% con i suoi percorsi democratici “belli belli”, il centro-destra guidato da Berlusconi dimostrava ancora una volta che l’unica in cui brilla è vincere le elezioni (o perderle di soffio: sul governare stendiamo un velo pietoso). E la sinistra? Scompariva gradualmente, trascinata da Vendola in Parlamento con SeL e poi morta dopo aver dato alla luce la presidenza della Camera per Laura Boldrini, che cinque anni più tardi è passata dal grado di sconosciuta a quello di “donna più odiata d’Italia” (senza averne veramente una colpa, come ha sottolineato BuzzFeed qualche tempo fa).

Il punto è che — dopo cinque anni — non abbiamo ancora capito cosa vogliamo. Non sono bastati tre governi in cinque anni di legislatura; non è bastato un referendum costituzionale, trasformato in una sorta di battaglia sul culto del personalismo; non è bastato l’insulto — perché lo è stato dal punto di vista logico — della rielezione di Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica. Non è bastato il Parlamento con l’età-media più giovane della storia e con la maggior percentuale di donne; non è bastato nemmeno vedere che la generalizzazione “tutti i politici sono delle merde, sono interessati solo al portafoglio” non è vera neanche nel mondo reale (vedi il caso del senatore Giuseppe Vacciano, direi tragicomico). Stiamo chiudendo la campagna elettorale non sapendo chi è il vero candidato premier della coalizione che probabilmente otterrà la percentuale più alta di preferenze (pur non vincendo, perché ci vuole il 40%). E uno dei due proposti parla di crociate contro Elsa di Frozen, per cui… immagino la preoccupazione in California tra i produttori Disney.

Siamo europeisti o contro l’Europa? No, perché andiamo a giorni alterni: a Bruxelles pare una cosa e qui un’altra. Vogliamo argomentare le discussioni o finirle a urla, con il PD che rincorre le destre e i 5 Stelle con piattaforme come “Matteo Renzi News”, che sarebbero da denuncia immediata? Abbiamo capito quali sono i problemi di questo paese o vogliamo veramente credere che gli immigrati e l’Europa siano i motivi per cui l’Italia ha un debito pubblico che è il 130% del suo PIL? Dietro c’è solo la Grecia. Il tutto mentre ci sono echi di atmosfere stile anni ’70, le ricrescite fasciste, il medioevo culturale, l’analfabetismo funzionale e persino l’opposizione ai vaccini (manco fossimo nel XVI secolo).

Ci sarebbe anche questo spezzone qui («Ma tu ti rendi conto cosa succederebbe se qualcuno facesse una fiction diversa?»), ma “La locura” di Boris 3 racconta ancora benissimo questo paese: «Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia […]. Sono cattolico, ma sono giovane e vitale perché divertono le minchiate del sabato sera […]. Questo è l’Italia del futuro: un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte!». Era il 2010, ma ci siamo ancora dentro.

Parallelamente a questo processo, anche la critica del sistema esistente si è ormai estinta. Soprattutto a livello di comicità: la satira è praticamente sparita dalle televisioni ed è sostanzialmente accettabile proporre un enorme corpus comico o di parodia piuttosto che satirico (Crozza e la sua evoluzione, in questo sesnso, ci vengono incontro). Ecco alcune battute che funzionerebbero anche ora, anche eventualmente cambiate nei loro elementi:

«Ho comprato un materasso ad acqua. Bellissimo! Dentro c’erano due somali che volevano raggiungere a nuoto le coste siciliane».

«No, non leggo più il Corriere della Sera da due anni perché è diventato un foglio reazionario, revisionista, confidustriale, di destra. E questo solo nella pagina dei necrologi».

«Ogni giorno questa guerra produce bombardamenti, decapitazioni, ostaggi e così tanta violenza che Maria De Filippi ha detto: “Vorrei presentarla io”».

«Ieri l’ISIS ha rivendicato la messa in onda de “L’Arena”».

«Revisionismo strisciante. Dopo i libri contro i partigiani, Giampaolo Pansa sta già scrivendo il prossimo libro, dove dimostrerà che il cane di Hitler non sapeva che lui fosse Hitler».

«Ultime notizie. Siria, la situazione sta migliorando: prima era il caos, ora è l’anarchia».

Personalmente, il pensiero corre a Daniele Luttazzi. In una qualche maniera, dovevamo tornare al secondo disclaimer preannunciato a inizio pezzo.

Nonostante l’esistenza di creazioni satiriche di successo — che hanno riconosciuto un suo contributo o un’ispirazione al suo lavoro, come Lercio, Spinoza e il Terzo Segreto di Satira — continuino a proliferare, lui non si vede. C’è chi ci è rimasto male, come Andrea Scanzi, che però ha poi deragliato malamente in una discussione proprio con lo stesso Luttazzi, chiusa con poco stile e argomentazioni labili, che risalgono alla sfera dell’emotività (qui quello che credo sia stato il match-ball). Nel frattempo Luttazzi ha scritto due libri ed è stato assolto dall’accusa di evasione fiscale (come nelle cause Mediaset e La7, molto il rumore e poca la sostanza quando si tratta di rettificare). Credo che la sua volontà ultima sia quella di tornare in Rai, conscio com’è che la sua battaglia non sia barattabile con nulla, se non con quello che (giustamente) gli spetta.

«Dico solo questo: se non incontri mai qualcosa che ti offende, significa che non vivi in una società libera».

E non è che gli spetti perché è una sorta di risarcimento morale, o quanto meno non solo per quello. Gli spetta anche perché l’ultima apparizione in televisione di DL è stata di gran lunga superiore a tutto quello che ho potuto vedere negli ultimi otto anni. Mi sto riferendo al monologo di “Raiperunanotte”, lo special che andò in onda su Current Tv il 25 marzo 2010. Era un’Italia già danneggiata culturalmente, ma che copriva le sue ignoranze dietro la cortina di fumo di Berlusconi, un personaggio scomodo per la nostra storia, ma che forse si sta trasformando in una scusa per distogliere lo sguardo dalle nostre responsabilità.

Quello di Luttazzi fu un monologo epocale, una pietra tombale che riassumeva in 15' cosa fosse diventato il nostro paese e perché fosse necessario ricordarcelo (sarà un caso, ma Rai News — che trasmetteva l’evento in differita — tagliò questa parte. Fuori i partiti dalla Rai, giusto?).

Ancora valido oggi.

A distanza di otto anni e nonostante le tentate accuse di plagio, la battuta più geniale rimane quella finale: «Il guaio vero, purtroppo, è che l’Italia è piena di berlusconiani con il paraocchi. Non vogliono sentire ragioni: tu gli ricordi Mills, All Iberian, Previti, Dell’Utri, falso in bilancio, leggi ad personam, le pressioni sulla RAI, e loro: “Come fai a dire che è un mascalzone?” Come faccio a dirlo? Per lo stesso motivo per cui, se incontro per la strada di notte un tizio sudaticcio con in mano un coltellaccio insanguinato, la prima cosa che penso non è: “Toh, un cuoco!”».

Tuttavia, le parole più significative sono state le ultime pronunciate da Daniele Luttazzi in televisione, seguendo la scia di Quintiliano:

«”Odiare i mascalzoni è cosa nobile”; perché è cosa nobile? Ce lo ricorda Aristofane ne “I cavalieri”, diceva: “Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”».

Chiariamoci un attimo su Luttazzi. Dopo quel monologo, scoppiò un casino per la querelle plagio. Onestamente non sta a me incensarlo, né soprattutto difenderlo (mi sembra che l’abbia fatto più che discretamente da solo. Poi se non avete voglia di leggere perché è lungo, non avete le competenze… oh, ragazzi, pazienza).

Non posso però fare a meno di notare, da appassionato, quanto alcune sue battute inquadrino bene la realtà attuale anche a 10 o 20 anni di distanza. Questo cosa dovrebbe dire sul nostro paese? Non è preoccupante che l’Italia sia interpretabile con certi passaggi satirici anche a decenni di distanza? O questo dice qualcosa sulla bravura e sul talento di Luttazzi? Forse entrambi.

«Cos’è la comicità? È la ricerca dello stato infantile e virtuoso in cui la purezza, lo sporco, la volgarità e l’impudenza sono tutti fusi nella stessa innocenza, in cui accade la risata […]. Cos’è la satira? È una forma di comicità che esprime un giudizio ed è il motivo per cui alcuni spettatori non ridono a battute satiriche su temi per loro sensibili, che riguardano la struttura del loro mondo di valori. Ma questa è la grande lezione di Lenny Bruce: “La realtà è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere”. Le ideologie, le religioni vertono su quello che dovrebbe essere; la satira si occupa di ciò che è».

Ho voluto ripercorrere alcuni suoi spettacoli prima delle elezioni. Da una parte, è stato una sorta di training autogeno, come a ricordarmi che — sempre parafrasando Boris — “un’altra televisione è possibile”. Non solo possibile, ma persino auspicabile. Dall’altra parte, è bello — bello, oddio… quanto meno rassicurante — sapere che qualcuno avesse e possa ancora avere la visione prospettica delle cose, la capacità di informare facendo ridere, la possibilità di instillare la curiosità tramite una battuta, pur esprimendo un punto di vista che si possa condividere o meno.

Tabloid (1997)

A quel tempo, l’Italia è governata dal centro-sinistra, vincitore delle elezioni dell’anno precedente contro la coalizione di centro-destra. Di Berlusconi si sanno già alcune cose, ma l’opposizione è il suo vestito naturale: non deve dimostrare nulla e può usare il suo polo mediatico per continuare la sua rivoluzione culturale, pur avendo già alle spalle un governo durato pochi mesi nel 1994. Intanto, Prodi è a un anno dalla caduta, per la prima volta. Ci attendono D’Alema e la guerra in Kosovo.

«Questo telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali» → Un adagio che potrebbe andare benissimo anche oggi. Con il tasso di analfabetismo funzionale in vigore in questo momento, è possibile che venga scambiata per una fake news.

«[Ferrovie dello Stato] Dopo la catena impressionanti di incidenti, il ministro dei Trasporti Burlando ha annunciato il primo provvedimento: sarà installata la scatola nera sui treni. E per risparmiare tempo, sarà già manomessa […]. Nel frattempo le Ferrovie stavano vergando questo comunicato, da pubblicare sui maggiori quotidiani nazionali: io vorrei leggervi questo comunicato, perché secondo me dice molto sulla loro filosofia. “Comunicato ai signori clienti”… volevano scrivere ostaggi, ma era troppo forte. “Le FS vogliono dare un segno compiuto di scuse ai passengeri coinvolti, offrendo loro il biglietto di viaggio per lo stesso percorso compiuto (il riferimento è a un incidente ferroviario, ndr)”. Cioè devo tornarci? Qual è la logica? […] “Chiunque spedirà — e già qui ti rotolano i sentimenti […] adesso devi anche andare alla posta a fare la fila, imbucare… oh, sono Poste Italiane! Non lo vedi più ‘sto biglietto!» / «Chi ha scritto questa cosa? Giancarlo Cimoli, attuale a.d. delle FS. Le FS sono un ente che perde ogni anno 10 mila miliardi di lire. Compenso annuo di Cimoli: 800 milioni […]. La loro idea è questa (per risanare il bilancio): “Treni, aumentano le tariffe”. Uh, che novità! Dal ’99 cambierà il sistema: il costo del biglietto non sarà più legato al chilometraggio, ma all’effettiva qualità del servizio. Dovranno pagarci, è fantastico!» → Non vi viene in mente subito Pioltello? O Andria e l’estate del 2016? O le parole di Moretti nel 2014 sui suoi compensi e la discussione legata ai top manager? No? E buon per voi, che devo dirvi. Qualcuno dirà che gli incidenti ferroviari sono in diminuzione (ed è vero), ma bisogna rapportarli anche alla qualità della linea.

«Bisogna avere 54 anni e 35 anni di anzianità […]. Se hai 54 anni quest’anno, non vai più in pensione. Ne hai 53, va bene; 56 va bene; 54? Non vai più in pensione» → Qui sono rimasto di sasso al solo pensiero che oggi i limiti per la pensione sono diventati sostanzialmente irraggiungibili. Quanto abbiamo sfasciato il lavoro in Italia e quanto siamo poco attenti al nostro welfare per aver aumentato l’età pensionabile di così tanto negli ultimi vent’anni?

«Noti gli effetti dell’alcool sull’organismo. A 1,20 i riflessi del guidatore sono impacciati; a 1,40 sono confusi. A 1,60, “Il Giornale” di Feltri ti sembra un ottimo giornale… è un test che fanno i carabinieri. “Come le sembra questo giornale?” / “Ottimo” / “In galera, in galera!”» → Bello sapere che ci siano conferme a distanza di tanti anni.

«Palermo, il presidente del Consiglio Prodi ha difeso Andreotti dalle accuse dei mafiosi: “Mi è difficile immaginare Andreotti come un mafioso”. Fai un piccolo sforzo» → La posizione di Andreotti è stata prescritta per i reati fino al 1980. Come riportato, la sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2 maggio 2003 parla di un’«autentica, stabile e amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi fino alla primavera del 1980».

«Netanyahu vorrebbe ridare Gaza ai palestinesi, ma l’ha intestata a sua moglie» → In Medio Oriente la situazione è tutt’altro che pacificata, la comparsa di Trump ha persino complicato uno scenario già aggrovigliato e Netanyahu è ancora il premier israeliano, rieletto nel 2009. Solo in questi giorni sta rischiando la destituzione a causa di alcune accuse di corruzione.

«Presunte tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza. Vanoni, uno dei manager sotto accusa, si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha chiesto invece di girare la ruota» → La posizione di David Mills ha aiutato a evitare provvedimenti peggiori per Berlusconi, di fatto assolto dalla Cassazione nel 2001.

Satyricon a teatro (2001)

Siamo nel pieno della campagna elettorale per le politiche. Da una parte, il centro-sinistra, uscito da un tremendo biennio (si è dimesso pure D’Alema, con il passaggio di consegne ad Amato) e con un candidato come Francesco Rutelli, incapace di attirare le folle. Dall’altra parte, Bossi e Berlusconi han fatto pace e si sono riuniti nella coalizione di centro-destra, che comprende anche AN (con Fini) e punta all’elezione di Berlusconi come presidente del Consiglio.

In quel panorama, Satyricon desta polemiche per la satira di Luttazzi, ma forse ancor di più per gli argomenti di cui tratta. La conversazione con Marco Travaglio rimane una pietra miliare per la comunicazione e la storia del nostro paese. Una volta concluso il programma, Luttazzi porta in teatro il suo monologo dopo aver incassato anche l’epurazione dalla Rai.

«Quali scenari ci attendono? Cosa ci attende dietro l’angolo? Il mondo migliorerà o Vespa sarà ancora in onda?» → No, nessun miglioramento.

«In Italia sarà smantellato lo stato sociale. Hanno già cominciato, avete visto? Tutti però avranno diritto a un cerotto, due aspirine e un lecca lecca» → Oh, in aggiunta immagino anche un like su Facebook per la tua foto-profilo.

«Mi piacerebbe farle in televisione queste battute, ma non è più possibile… è la Casa delle Libertà» → Qui Luttazzi è probabilmente caduto — senza saperlo — in una falsa credenza. Ha pensato che il problema fosse Berlusconi, quando in realtà l’intero arco costituzionale non è mai sembrato così in ansia per farlo rientrare. In Rai o altrove, vista la querelle Decameron su La7.

«[Società off-shore per Finivest] Appena scoperto, Berlusconi fa l’offeso per tre giorni per lesa maestà […]. Siccome non poteva più nascondere l’evidenza e aveva finito le teste dei figli sui quali giurare, allora Berlusconi va davanti ai piccoli commercianti riuniti a Roma e si vanta di avere società off-shore. Anzi, aggiunge che se il contabile di una ditta non ha società off-shore, allora andrebbe licenziato, perché non sa fare il suo mestiere» → E non sarà un caso se si parla di flat tax per risolvere i non-problemi di questo paese. Non hanno evaso abbastanza.

«Secondo me smettiamola con questa farsa. Ha ragione chi dice che — per legge — bisognerebbe porre un tetto limite ai complotti che si può evocare contro di sé» → Verissimo, peccato che abbiano cominciato anche i cittadini (digitate “braccialetti Amazon”), che invece si dimenticano di guai ben peggiori (come la nascita paradossale della lista “Free Flights to Italy”, iscritta alle politiche 2018 senza opposizione o controllo alcuno).

«Come ti sembra questo governo Berlusconi? Per dirla con le parole di Violante, è un governo fascista del cazzo» → CVD

«Non mettete Lunardi vicino a un monte, perché lo trapana, lui fora […]. Esordì con la famosa frase: “Con la mafia bisogna conviverci”. Berlusconi lo rimproverò severamente: “Perché conviverci quando possono fornirti degli ottimi stallieri?”» / «Il suo obiettivo è ridurre il 40% gli incidenti stradali. E per questo ha aumentato i limiti di velocità» → Lunardi è uno di quelli che è sparito dalla scena mediatica dopo la chiusura di quella legislatura. Non dalla politica, però, visto che poi è stato successivamente eletto in Parlamento sia nel 2006 che nel 2008, cercando di re-introdurre l’immunità parlamentare. La sua biografia Wiki dice: “Dal 1989 al 1994 è docente di “Difesa e conservazione del suolo” alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma”. Non c’è neanche bisogno della battuta.

«Gasparri ministro delle Comunicazioni. Gasparri mi piace! Non sta facendo un cazzo, ma almeno si sta comportando come se non gliene fregasse una sega» → In fondo, ha solo traslato quella noncuranza dal ministero al suo account Twitter, bloccando chiunque non sia d’accordo con lui.

«[Rutelli] Se hanno ricavato penicillina dalla muffa, qualcosa da lui ricaveranno» → Una vice-presidenza del Consiglio, una corsa comunale persa a Roma (pur essendo stato sindaco dal ’93 al 2001) e un memorabile passaggio in perfetto inglese.

«Berlusconi ha vinto grazie alle sue frasi demagogiche, che fanno presa, ma non spiegano come le cose verranno realizzate. E in politica è sempre il come a fare la differenza. Meno tasse per tutti: sì, ma come? Pensioni più dignitose: sì, ma come? Più sicurezza: sì, ma come? Loro non hanno mai fatto niente nella loro vita e io invece ho fatto tante cose: sì, ma come?» → Oggi quest’approccio è stato sdoganato del tutto. Lo si vede con alcuni esponenti del M5S, lo si vede in maniera quasi totale con Salvini (che sembra non capire come funzioni l’architettura costituzionale in Italia). Il come non conta più, specie in tempi post-ideologici come questi e nonostante ce ne sia un bisogno folle.

Adenoidi (2003)

Luttazzi torna in scena a teatro, riprendendo uno dei primi monologhi che aveva scritto; nel frattempo, 18 mesi di governo Berlusconi hanno lanciato l’Italia nella sua parabola discendente. I problemi sembrano essere ancora prima culturali che economici. Non solo: siamo di nuovo in guerra, prima contro l’Afghanistan e poi soprattutto contro l’Iraq. Eppure, facciamo finta di nulla.

© Krassner Entertainment.

«Dopo un anno, ho capito come fanno: lo fanno, molto semplicemente. Tanto chi è che li ferma? Il sistema è anti-aderente e le preposte a mettere i paletti non lo fanno» → E qui casca l’asino della nostra situazione politico-economica: i controlli. Tutto ciò che è ordinario, normale, routinario non viene eseguito. Ed ecco che crolla l’intero sistema.

«Fu il Parlamento, dopo Tangentopoli, ad abrogare l’immunità parlamentare: molti politici ne approfittavano per lucrare. All’epoca, le proposte di legge più feroci per l’abolizione dell’immunità parlamentare vennero dalla Lega (firmatari Bossi, Maroni e Castelli) e da AN (firmatari Fini, Gasparri, La Russa)» → Giusto per mettere in prospettiva tutto quanto.

«Silvio Berlusconi è un presidente del Consiglio illegittimo, perché c’è una legge del 1957 che impedisce ai clan di concessioni pubbliche di candidarsi alle elezioni. Altro che mandato, dimissioni subito […]. “In una democrazia liberale, i giudici non fanno politica” (B.). […] La Casa delle Libertà usa la politica sempre in accezione negativa: “Il Papa, pacifista, fa politica”, dice Schifani. Va ricordato a questi figuri che fare politica è cosa nobile: per diventare cittadini del mondo, dobbiamo fare politica, interessarci del sociale è molto semplice, elementare» → Vedi primo punto di questo paragrafo. E per quanto riguarda tale legge, eccola qui.

«Criminoso. Io ho fatto domande: in una democrazia liberale, fare domande non ha mai fatto male a nessuno. Nascondere le risposte, spesso, sì».

«[B. da Costanzo] Prima domanda sul reato di falso in bilancio. Bush inasprirà le pene per questo reato. La cosa era ancora in fieri, adesso in America uno si becca 25 anni di carcere se fa falso in bilancio: lo scandalo Enron ha insegnato — se mai ce ne fosse bisogno — che un’azienda può taroccare i propri bilanci, la gente investe su quell’azienda taroccata, salta l’azienda, saltano i bilanci, saltano intere economie nazionali» → Difatti, oggi i trucchetti per sistemare i bilanci sembrano quasi ambiente, sono nell’aria. Non sono più vissuti come una pratica economicamente e moralmente inaccettabile.

«Opere pubbliche. Secondo l’art. 1 della vostra legge obiettivo, le terre da scavo contaminate e radioattive possono essere riutilizzate. Vogliono depenalizzare i reati ambientali, una cosa gravissima: se passa questa legge, quando la polizia fermerà un camion pieno di terra radioattiva e chiederà: “Cosa avete dietro?” / “Polvere di caffé” / “Perfetto”, la polizia non potrà fare i prelievi, perché è depenalizzato… quindi andiamo incontro a Disneyland» → Non è bastato nemmeno il disastro di Fukushima a fermare tutto. Nemmeno un referendum del 2011 — che seguiva quello del 1987 — è bastato a cambiare certe volontà, per ora sopite, ma non del tutto sconfitte.

«D’Alema è un riformista. Cosa vogliono i riformisti ce lo spiega il direttore de “Il Riformista”, un quotidiano che si occupa di riformismo… Antonio Polito, in un articolo scritto per… “Panorama”, esatto! Polito scrive: “Della sinistra ci sono cose che il riformista non capisce […]. Pare che i diritti di chi già lavora sono ancora più importanti di chi vorrebbe almeno cominciare”. Qui Berlusconi è d’accordissimo sulla flessibilità […]. Si legalizza il precariato e il caporalato […]. Devi essere più flessibile per potertelo mettere meglio in quel posto. Hanno cancellato con un tratto di penna cent’anni di conquiste sindacali […]. Il lavoro verrà parcellizzato, il tempo pieno diventerà un lusso […]. Usano l’inglese al posto della vasellina: jobs on demand, sapete cos’è? Gli operai squillo, operai a disposizione dell’imprenditore, che può avvisarli due giorni prima […]. Paghe ridotte, cose di questo tipo […]. Andiamo avanti con la spiegazione del riformismo di Polito: “Diamine, pare che i soldi non ci sono perché le pensioni non si toccano”. Qui Berlusconi è d’accordissimo […]. “La tutela dell’ambiene è importante, ma il progresso lo è ancora di più”. Qui Berlusconi è d’accordissimo, tanto che da Costanzo si è schierato a favore del nucleare […]. “Il riformista ha una grande fiducia nel mercato: vuoi vedere che là fuori c’è un po’ di gente che la pensa come noi?” Oh, certo che c’è e vota Forza Italia. “Politicamente il riformista viene da sinistra e va verso il centro”. Certo, se i negozi sono aperti» → Non a caso, dal 2011 Polito è al “Corriere della Sera”, di cui è diventato vice-direttore nel 2015. E ha avuto pure un mandato in Senato per l’Unione nel 2006–08. Tutto si tiene.

«[Legge Bossi-Fini] Gli extra-comunitari sono furiosi a causa di questa legge. Oh, non capisco la loro rabbia… ma come, li facciamo venire in Italia in crociera, gli diamo un lavoro sicuro ai semafori e questo è il ringraziamento? Questa legge è un capolavoro di bastardaggine: secondo questa legge, non puoi avere il contratto di lavoro se non ha il permesso di soggiorno, ma non puoi avere il permesso di soggiorno se non ha il contratto di lavoro […]. La cosa grave di questa legge, fra le tante, è che se tu sei innamorato di una ragazza extra-comunitaria che non lavora, non puoi tenerla a casa con te: deve tornare a casa tua. Puoi convivere con un’italiana che non lavora, ma non con un’extra-comunitaria: è una legge razzista» → Non credo ci sia bisogno di dire più di due parole su questo passaggio. Quelle parole sono “ius” e “soli”, magicamente scomparse dal discorso democratico dopo il fallimento della proposta di legge nel dicembre 2017.

Bollito misto con mostarda (2005)

Mentre Santoro riesce a riapparire in Rai, Luttazzi è ancora fuori dalla televisione, se non rare apparizioni sul canale Jimmy. Tuttavia, lo si può ancora vedere a teatro, dove si presenta con questo monologo. Diverso lo status del paese: siamo appena usciti dalle amministrative, dove il centro-destra ha subito una storica stangata (perdendo 12–2 nelle regionali). Tuttavia, come preannunciato dallo stesso Luttazzi, “manca ancora un anno alle elezioni e nel frattempo l’Ulivo è capace di tutto”.

«Ratzinger ha detto: “La risposta alla modernità è Cristo”. Ora, io ho 44 anni e modestamente ho imparato una cosa: se la risposta è Cristo, la domanda è sbagliata». → Così apre il monologo DL in quel di Roma, ma sentite tutta questa distanza? In questa campagna elettorale uno dei principali candidati alla presidenza del Consiglio ha giurato sul Vangelo, quindi…

«Dice: “Ma Rutelli è un brav’uomo”. Oh, lo è anche mio zio, ma chi lo voterebbe?» → HONESTA, giusto?

«Poi dopo l’Iran, ci sarà anche la Siria. Come facevi a saperlo? Da sette anni, è in rete un documento incredibile, Nuovo piano per un secolo americano [...]. Un teatro di guerra permanente, l’attacco all’Iraq, poi all’Iran, poi alla Siria e poi alla Giordania, nonché ad altri due-tre statarelli lì vicino…» → Il consiglio è di leggerlo quel documento: il New American Century è un buon specchietto per capire le vere priorità per l’apparato americano, senza dimenticare che gli Stati Uniti non hanno mai proceduto a bombardare l’Arabia Saudita (il paese da cui provenivano 15 dei 19 attentatori dell’11 settembre), ma l’Iraq. Tutto questo sebbene gli USA avessero finanziato Saddam in funzione anti-Iran negli anni ‘80.

«Io me la ricordo l’indipendenza di Mentana sulla mia schiena ai tempi di Satyricon: fece editoriali feroci contro di me per difendere il padrone» → Questa è solo per ricordarci che non c’è nulla da ridere quando si parla di “Maratona Mentana”.

«Quello che mi fa rabbia è questo: in Italia l’evasione fiscale è pari a 1500 miliardi, l’evasione netta è pari a 70 miliardi. Cioè, se tutti pagassimo le tasse, non ci sarebbe bisogno di alcuna manovra, di alcuna correzione: i conti sarebbero in pareggio» / «A me piacerebbe che qualcuno andasse in televisione a dire le cose come stanno e cioè che le tasse vanno pagate, che ci piaccia o meno, perché viviamo in una comunità, e dobbiamo pagare per servizi come strade, scuole e ponti, e dobbiamo pagare gente che sappiano fare questi lavori. Altrimenti dovremo farli noi e a me non piacerebbe essere svegliato nel cuore della notte con una telefonata: “Luttazzi, una frana ha ostruito il passo della Futa: vieni qui e porta un badile!» → Mentre ci si rallegra per il recupero-record dell’evasione fiscale (20 miliardi di euro. Non saranno troppi?), l’evasione rimane tra il 15 e il 18% del PIL, fra i 250 e i 270 miliardi di euro. Auguri.

«La crisi non è mai solo economica, è anche culturale: prendiamo la Rai e “Porta a porta”. Avete visto la puntata strappalacrime con i parenti di Mussolini? Mussolini di Rivombrosa? […]. Il criminale che Berlusconi ha definito il più grande statista del secolo […]. D’altra parte, perché stupirsi? Il 25 aprile di due anni fa, Berlusconi ha commemorato Edgardo Sogno, golpista piduista al cui programma si è ispirato Licio Gelli: Sogno fu un valoroso partigiano e poi — per eccesso di atlantismo — diventò un piduista […]. Vedi una roba del genere da Vespa — cioè l’apologia di Mussolini e del fascismo — e neanche uno del pubblico, un cameraman, qualcuno che si alzi e dica: “Ma volete ancora il fascismo, teste di cazzo?» / «Questa gente ha idee e bastoni e ha bastoni perché ha certe idee. Il nazismo è già stato giudicato dalla storia, non può esser reintrodotto nella storia. Lo stesso vale per Mussolini. Non si può ricominciare a parlarne, tanto più da Vespa» → Anche qui: citare i fatti di Macerata o qualche manifesto di Forza Nuova in questa campagna elettorale dovrebbe bastare e avanzare.

Decameron (2007 — La7)

Vinte le elezioni politiche del 2006 per un soffio, L’Unione sale ancora al governo grazie a Prodi. E mentre Berlusconi si macera internamente per una sconfitta che non vuole accettare (seppur residua), ancora una volta l’ex leader democristiano viene azzoppato in partenza. Una coalizione troppo variegata, che è destinata a morire, anche perché c’è la nascita del Partito Democratico all’orizzonte. E Prodi è un peso sacrificabile in tal senso, anche a costo di affacciarci sul burrone e guardare quant’è profondo il vuoto.

Luttazzi è tornato miracolosamente in televisione grazie a La7, ma la sua trasmissione — Decameron — dura appena cinque puntate. Pronto per la sesta serata, in cui avrebbe parlato di Papa Benedetto XVI — Joseph Ratzinger — e della sua enciclica “Spe Salvi”, l’emittente gli taglia tutto usando per pretesto una battuta su Giuliano Ferrara. Pretesto debole (e punito in sede di giudizio), ma il danno è fatto.

«Fra la tante domande in queste ultime settimane, ce n’è una ricorrente: perché hai votato centro-sinistra? Oh, semplice: avevo ben presente la squallida alternativa» → Non ci rivedete — almeno formalmente — lo stesso incipit dell’articolo di Costa di sopra?

«Non hanno ancora cancellato le leggi della destra sul lavoro, come la Legge 30: è per questo motivo che l’Italia è stata condannata dall’Onu. Berlusconi la definò “Legge Biagi”, una schifosa operazione di marketing, come per dire: “Se siete contro questa legge, siete come la BR”. Ma la proposta di Biagi prevedeva incentivi e ammortizzatori che mancano totalmente nella Legge 30. E così in Italia abbiamo quattro milioni di precari, per lo più giovani, senza certezze per il loro futuro» → E si vedono benissimo adesso gli effetti di tale efferatezza sul mercato del lavoro. I contratti a tempo indeterminato nel nostro paese sono in calo persino nella regione più ricca di tutte. In fondo, l’Istat è quell’istituto che considera occupazione un’ora di lavoro alla settimana, quindi…

«Gentiloni è quel ministro che ha la faccia di uno che si è scopato Maria Montessori. Di recente» → Old, but gold.

«[Mastella ministro della Giustizia] Hanno promulgato l’indulto, però guarda caso l’hanno esteso alla corruzione e ai grandi reati finanziari. Io lo chiamo il lodo Previti-Consorte: tutti d’accordo, bipartisan […]. La scusa dell’indulto, ricorderete, è che ci sono troppi carcerati. A parte che l’indulto non ha risolto il problema delle carceri, che sono di nuovo piene. io direi, vogliamo liberare le carceri? Cominciamo con il liberare i tossicodipendenti, che sono un terzo dei carcerati perché la famigerata Legge Bossi-Fini li considera criminali. Legalizziamo le droghe, visto che il proibizionismo ha storicamente fallito […] e al limite costruite nuove carceri che siano veramente luoghi di recupero e non gironi dell’inferno» → Se ci pensiamo, la lotta alle droghe va avanti a forza di politiche repressive, che per altro non funzionano.

«Non hanno ancora cancellato la legge razzista sull’immigrazione, la Bossi-Fini, con l’annesso schifo dei CPT, che vanno chiusi […]. Sono luoghi disumani, di sopraffazione» → Anche qui, nessun passo avanti. Le persone continuano a morire anche solo per scappare dalla guerra e noi tendiamo a pensare questi viaggi come passeggiate piacevoli. Non abbiamo il senso della realtà.

«Non mi è piaciuta una parte del pacchetto sicurezza, ispirata a una logica puramente repressiva: qua si aumentano le pene quando si sa che l’80% dei reati in Italia resta impunito. Si confonde la marginalità con l’ordine pubblico, si penalizza i più deboli senza risolvere il problema , si cavalca l’onda razzista di destra alimentata spesso dai media» → All’epoca ci fu la tremenda vicenda di Giovanna Reggiani, brutalmente uccisa nel novembre 2007. I familiari cercarono di evitare la strumentalizzazione, ma — se ben ricordate — Alemanno e le destre cavalcarono a dovere tale onda per assicurarsi la poltrona di sindaco di Roma nel 2008. Eppure la situazione non è migliorata a Tor di Quinto e la nazionalità viene presa in considerazione solo in questi casi: la vicenda di Luigi Capasso è così fresca che prova questo punto, ma ce ne sarebbero tante altre da annotare.

«Kosovo, Iraq, Afghanistan non sono missioni di pace, sono guerre, contrarie all’art. 11 Cost. Come se volesse dire qualcosa…» → Italia: non siamo capaci di rispettare neanche le regole basiche che ci siamo dati per la fondazione del nostro sistema democratico.

«[Governo Berlusconi 2001–06] Cinque anni di governo fallimentari. Fallimentari non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto da quello culturale, con la sua pedagogia dell’illegalità: condoni, leggi vergogna, attacchi ai magistrati, eccetera, eccetera…» → Verissimo.

«[Governo Prodi 2006–07] Ma il punto di partenza era il nostro enorme debito pubblico. Berlusconi pensò di risolverlo con la finanza creativa di Tremonti (cartolarizzazioni, una tantum, condoni, riduzione delle tasse per i ricchi). Risultato dopo cinque anni di finanzia creativa da cicale — che aveva l’appoggio di Confindustria — debito pubblico alle stelle, bruciato il 5% del PIL solo per pagare gli interessi; avanzo primario azzerato, l’avanzo primario era la differenza tra entrate e spese. Era al 7% con Ciampi, i risparmi degli italiani […] A questo punto arriva la finanziaria di Padoa-Schioppa […] un po’ lenta, ma ha risanato il bilancio dello Stato […] Senza questa finanziaria, per risolvere l’enorme debito pubblico, a Padoa-Schioppa rimaneva una sola possibilità: mettere l’Italia su eBay» → Qui entriamo un po’ nel paradosso Boldrini. Ricordate cosa si diceva di Padoa-Schioppa? Che fosse un banchiere (in senso dispregiativo, ma prima dell’enorme crisi del 2008), che avesse alzato le tasse (come se fosse lesa maestà), che avesse detto che “le tasse sono una cosa bellissima” (spiegando però che servissero per pagare i servizi necessari). Eppure i risultati c’erano. Ma si sa: in Italia rispettare le regole fa venire l’allergia anche solo a pensarci. Anzi, se lo fai ti danno del coglione.

«Situazioni morbose, che potrebbero ricordargli quello che accadde a Boston e Los Angeles: lo scandalo dei preti pedofili. Tranquilli, il Papa ha perdonato i bambini molestati» → Mi è venuto subito da pensare a “Spotlight”, il film iper-lodato dalla critica nel 2015. Come fanno finta di cambiare i tempi, eh?

«[sul contraddittorio] Come se i fatti fossero un’opinione da contraddire. Non esistono necessariamente due versioni di ogni cosa. Se così fosse, Berlusconi avrebbe un’opposizione» → E in questo scambio trovate il perché si parli di vaccini nel 2018.

«Oh, lo so… è inutile sperare che Berlusconi dica la verità. Mi accontenterei di bugie migliori» → Sarebbe già un passo in avanti. Meglio tardi che mai.

«La gente è stupida. La gente è veramente stupida. Non noi, gli altri! serve una legge sul risparmio che permetta le class action anche in Italia: in tanti lo promettono, ma non se ne fa niente. E così i risparmiatori truffati da Parmalat non hanno trovato nulla di meglio che farsi difendere da Pecorella, l’avvocato di Berlusconi che depenalizzò il falso in bilancio» → Mi viene un mente un tweet di Spinoza con un analogo esempio su un altro argomento.

«Se una battuta su un argomento scabroso mi fa ridere, io la dico: l’unico criterio per un comico è la sua risata. Così superi la tua stessa censura, che deriva dalla tua educazione e da tanti condizionamenti […]. Mi stupisco sempre quando qualcuno trova offensiva la battuta su un argomento scabroso, ma non si incazza per l’evento in sé. Se la prendono con il comico. Mi spiego: non ho mai visto un monologo comico molestare bambini in sagrestia o bombardare popolazioni civili per prendersi il loro petrolio […]. La satira deve essere eccessiva: a furia di esagerare, il rischio col tempo è di far la fine del ginecologo che non si diverte più a drogare e a stuprare le sue pazienti. Ma ho presente questo rischio e ci starò attento».

«[legge sui rimborsi elettorali] 5 euro per elettore moltiplicato per le due camere: 10 euro. Indecenza nell’indecenza, i rimborsi per il Senato sono calcolati sulla base degli elettori della Camera, che sono quattro milioni in più. Totale? 20 milioni in più nelle casse dei partiti. E così ogni ciclo elettorale costa alla collettività un miliardo di euro: un piccolo racket. Le spese elettorale accertate dalla Corte dei Conti per le Europee del 2004 ammontano a 88 milioni di euro; bene, i rimborsi relativi sono stati pari a 249 milioni, cioè il triplo. E se questo non vi fa incazzare, mi chiedo cosa vi fa incazzare» → E me lo chiedo pure io, visto che siamo il paese più indignato del mondo in proporzione al nulla.

«Fassino ha detto: “Il Partito Democratico è un partito che deve star in sintonia con la società”. In sintonia? Ma il Comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista, una critica di cui c’è oggi molto bisogno, se si considera la peste che ammorba l’Occidente […]. La peste è il pensiero unico guerrafondaio, reazionario e liberista, che cerca di governare il mondo con le sue politiche anti-sociali, il precariato di massa e le speculazioni finanziarie. Coni l Partito Democratico sparisce la critica, resta la gestione dell’esistente: “Grazie a tutti, avete fatto quello che potevate”» → In effetti, l’intera vicenda decennale del PD scala in questa direzione.

«Il governo italiano è sotto accusa perché non ha mai chiesto in sede comunitaria i fondi previsti per la condizione dei Rom, anche per gli zingari sono stati i primi vittime della guerra nei Balcani e delle successive pulizie etniche. Sono dovuti andare via a migliaia dalla Bosnia e dal Kosovo, hanno subito un pogrom sotto gli occhi della Nato. Se siete razzisti, non c’è bisogno di cacciare Rom e rumeni: basta non rispondergli al telefono» → Del resto, non bisogna dimenticarsi di come trattavamo albanesi e slavi sul finire degli anni ’90, quando sbarcarono in Puglia.

«Per questo, io vorrei l’introduzione di un comma per le cause civili, il “Comma Luttazzi”: tu potente puoi farmi causa per 120 miliardi o per 20, come nel caso di Berlusconi. Ma se la causa la vinco io, quei miliardi li dai tu a me, così la prossima volta la smetti di fare il gradasso con i tuoi soldi» → Sarebbe interessante per le cause civili. Di colpo ce ne sarebbero molte di meno.

«Otto milioni di firme: è più forte di lui, è un piazzista, racconta balle. Ma fa bene: finché la gente ci crede!» → Ahimè, tutto vero. Anche adesso. Ne riparliamo lunedì mattina.

Decameron (2009)

Berlusconi e il centro-destra vincono le elezioni del 2008, di fatto riproponendo lo stesso modello del 2001. Un modello destinato a fallire, come hanno dimostrato poi le dimissioni del novembre 2011. Intanto, Luttazzi non avrà un’altra occasione televisiva, non quanto meno come lui la vorrebbe.

Siamo nel 2018 e stiamo ancora attendendo.

«Il 25 ottobre Veltroni ha detto: “L’Italia è migliora di chi la governa”: Non è vero, l’Italia è un paese di stronzi, dai! E sono la maggioranza. Dice… come lo so? Perché anch’io sono uno stronzo e al governo voglio un figlio di buona donna, dalla parte dei più deboli» → Forse non abbiamo alternativa.

«Maroni ha introdotto il reato di immigrazione clandestina. Va contro l’art. 35 Cost., che riconosce la libertà di emigrazione. Cioè, come nel diritto nazista, si punisce la diversità a prescindere» → Perché giustamente le colpe dei padri ricadono sulle spalle dei figli, giusto? Siamo un paese tremendo.

«Perché vogliono il nucleare? Perché ha l’uranio ed è una tecnologia anti-bellica. Infatti non vogliono le centrali al torio — altro brevetto di Rubbia — perché con il torio non ci fai le armi» → Tutto il bailamme attorno al referendum del 2011 lo confermerà.

«In Italia sei milioni di persone sono ancora analfabeti e 15 milioni sanno appena leggere e scrivere. Questo a scapito della democrazia, che sappiamo si basa sull’istruzione, che dev’esser di tutti, come vuole la Costituzione, in modo che dalla scuola escano cittadini e non sudditi. Perché una scuola autoritaria prepara una società autoritaria» → E si sta andando in questa direzione. Attendo ancora qualcuno che proponga nel suo programma la riforma scolastica tramite l’introduzione di educazione civica, nozioni economiche e diritto pubblico alle superiori… no, alle medie. Meglio agire fin da piccoli.

«La censura alla satira è insopportabile, una mordacchia alle pulsioni e alla fantasia […]. Qual è il limite dell’immaginazione? Perché devono stabilirlo altri per me e per voi? Io posso immaginarmi cose fantastiche, tipo la Gelmini che si tromba un ippogrifo… forse me la censurerebbero in televisione, per crudeltà verso gli animali […]. La libertà della satira dà fastidio perché ci ricorda quanto sarebbe bello se fosse sempre così» → So true.

«Pretendete leggi che difendano i vostri interessi», diceva DL in merito ai legami tra industria e politica. Non ci siamo riusciti: lo dimostrano i Parlamenti usciti dalle ultime elezioni e probabilmente lo stesso scenario che verrà prodotto da queste elezioni, qualunque sia il risultato finale.

«Con buona pace di Landolfi, la satira deforma, informa e fa il cazzo che le pare».

Ricordo come molti si siano scagliati contro Luttazzi — persino “Il Fatto Quotidiano” — una volta entrati nella discussione sulla satira. Di fatto, concetti come significante, significato, ruoli attanziali — fondamenti di semiotica, conosciuti persino da uno come me che ha odiato tale materia alla triennale di Scienze della Comunicazione — non sono fantasie, ma realtà vere e proprie. Categorizzarle come “supercazzole” per derubricare la discussione al tono che avresti al bar è ingiusto. Anzi, direi culturalmente violento. In questo, Luttazzi si è avvicinato a un altro personaggio che invece raccoglie molti consensi in quest’epoca storica, come il dottor Roberto Burioni. “La scienza non è democratica”: a modo suo, nemmeno la satira.

«Faccio satira perché ho a cuore le sorti del mio paese. Ho spiegato al giudice che mi riferivo all’Italia dell’intervista… l’Italia del falso in bilancio, dell’attacco ai magistrati… l’Italia che ha vinto le elezioni».

E pensare — e con questo chiudo questa lunga elucubrazione — che DL avrebbe potuto avere fortuna in politica. Pensate se si fosse lanciato nella res publica con una sua formazione di sinistra. Forse la sinistra sarebbe ancora viva e vegeta, invece che frammentata e confusa come quella attuale (sì, persino LeU). Ma Luttazzi ha compiuto una scelta precisa, spiegata più volte nell’arco degli anni, ovvero quella di chiudere il suo blog. Nel momento di massimo successo, lui lo chiuse, affermando che «la forma blog tende a creare un fenomeno massa più leader, tende a dare potere a chi gestisce la vicenda e a condizionare i contenuti e il modo in cui questi vengono ricevuti. E siccome la satira è contro il potere, si uccide la satira dandole potere. Nel momento in cui il blog fa questo, a quel punto è opportuno chiudere il blog […]. Se la televisione è un narcotico, il blog può essere un ipnotico potente: siamo rinchiusi nelle nostre casette e non facciamo nulla. Conviene spegnere e uscire e incidere nel reale».

«I populismi derivano da varie direzioni, ma convergono verso un unico obiettivo: la massa abdica il proprio senso di responsabilità all’uomo forte […]. C’è una regressione non solo culturale in Italia: la psicologia degli italiani è regredita». DL sul M5S.

E niente, tutto qui. Grillo ha portato avanti il M5S, Salvini potrebbe esser primo ministro tra 20 giorni, Berlusconi è ancora vivo politicamente, il PD ha ricandidato Casini e abbiamo una legge elettorale che fa spavento. Luttazzi mi manca e forse ci meritiamo Vespa trasformato in fenomeno pop e intervistato da Cattelan su Sky Uno. Buon futuro a tutti.

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Gabriele Anello

Ha il passaporto italiano, ma il cuore giapponese | RB Leipzig, J. League Regista, Calcio da Dietro | fmr. Ganassa, DAZN, MondoFutbol.com, Crampi Sportivi